Nani e ballerine

4 marzo 2008

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Arrivano le grane. Il Pd ha chiude le liste e la rabbia monta. “Veltroni ha bluffato”. I Radicali menano fendenti: “La proposta fatta dal Pd dei nove eletti non è mantenuta. Ora non c’è niente da negoziare e non è tollerabile nessuna trattativa da suk”. La Bonino è furiosa: “Non intendo candidarmi in Piemonte, perchè non sono un soprammobile che si può prendere e spostare”.

E pensare che c’è chi aveva fatto un passo indietro (da Prodi, a Visco, ad Amato) perchè servivano “facce nuove”. Ma adesso ci ritroviamo nei collegi blindati una sequela di “figli di”, “mogli di”, grigi addetti stampa e portavoce, sconosciute segretarie, collaboratori vari e capi segreteria. Il sottobosco che fino a ieri sgomitava nelle retrovie delle Repubblica, avrà presto il suo posto al sole. Camera o Senato, il risultato è lo stesso. Su La Stampa Fabio Martini la chiama “valorizzazione senza precedenti degli staff”. E anche l’asso nella manica calato da Walter, il falco di Confindutria Massimo Calearo, catalizza una sequela di mugugni.

Nella categoria “figli/e di” c’è l’ormai arcinota Marianna Madia, il cui padre era amico di Veltroni. La “fighetta del loft” (come è stata ribattezzata dai maligni) è sponsorizzata anche da Enrico Letta, Giovanni Minoli e Giorgio Napolitano. Nel collegio Sicilia 1 alla Camera il Pd lancia Daniela Cardinale, figlia dell’ex ministro Salvatore, cui è stato impedito di candidarsi personalmente. “La famiglia conserva il seggio. Nel 2008 si può diventare deputati anche per diritto ereditario”, commenta Sebastiano Messina su La Repubblica.

Sul fronte “mogli di” si è riproposto lo scenario del 2006. Anna Serafini, la battagliera Lady Fassino che aveva sputato veleni corrosivi contro Veltroni quando per la regola dei tre mandati rischiava di rimanere fuori, viene tranquillamente confermata con un seggio sicuro al Senato in Sicilia. Stesso destino per Anna Maria Carloni, al numero 3 nella circoscrizione Senato in Campania: Walter dice di voler fare fuori il marito, Antonio Bassolino, ma intanto si tiene stretta la moglie. Il mariniano Giuseppe Fioroni ha imposto invece la sua segretaria (tale Luciana Pedoto) in un posto sicuro in Campania 2 alla Camera. La pasionaria Rosy Bindi ha parcheggiato il suo collaboratore Salvatore Russillo nella circoscrizione Basilicata alla Camera.

Tutti confermati i teodem. L’unica novità è il dirottamento della Binetta dal Senato alla Camera: a Palazzo Madama i cattolici duri e puri non saranno in condizione di nuocere. Restano fuori invece il costituzionalista Stefano Ceccanti, Piergiorgio Gawronski e Giuseppe Lumia, vice presidente della Commissione antimafia e simbolo della lotta a Cosa Nostra. In compenso Walter ha imbarcato il potente diessino Vladimiro Crisafulli from Enna, a suo tempo indagato e prosciolto per presunti rapporti con un mafioso. Massimo D’Alema sarà capolista per la Camera in Campania, una mission impossible. A Napoli è una catastrofe: i sondaggi danno il Pd al 25 per cento, e il Pdl di Berlusconi oltre il 50.

Prodi ha fatto incetta di poltrone. Il solito Silvio Sircana è transitato dalla Camera al collegio senatoriale della Campania. Lo staff del Professore è stato infilato al completo: il delegato alle questioni di San Marino, Sandro Gozi, alla Camera in Umbria; Ricky Levi, alla Camera Sicilia 2; l’ex “saggio” del Pd in quota prodiana, Mario Barbi, alla Camera Piemonte 2. Anche Walter ha deciso di elargire regali alla cricca dei suoi collaboratori: il capo segreteria Vinicio Peluffo alla Camera in Lombardia 1; il responsabile del sito internet Francesco Verducci alla Camera nelle Marche; lo storico capo segreteria (prima a Botteghe Oscure e poi in Campidoglio) Walter Verini, in Umbria diretto anche lui a Montecitorio.

Non è voluto essere da meno il vice Franceschini, che oltre al portavoce Martino ha ottenuto poltrone sicure anche per il suo capo segreteria alla Camera quando era capogruppo del Pd, Alberto Losacco (ora dirigente del Loft), e l’attuale capo segreteria Antonello Giacomelli, candidati rispettivamente in Puglia e in Toscana alla Camera. Altri due collaboratori promossi nelle liste: il consigliere di Vincenzo Visco al ministero delle Finanze, Stefano Fassina (Liguria, Camera), e il braccio destro di Arturo Parisi al ministero della Difesa, Fausto Recchia (Lazio 1, Camera). Anche Piero Martino, portavoce di Dario Franceschini è stato piazzato nella circoscrizione Sicilia 1 alla Camera. 

g.m.

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Nel sole nel vento nel sorriso nel pianto

11 febbraio 2008

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E così Pier ci pensa sul serio, a lasciare l’ex Cdl. Il listone ha poco appeal, la presenza di Berlusconi è ingombrante, un macigno. Pare che stanotte il leader dell’Udc abbia dormito poco e male. Al risveglio, Paolo Bonaiuti l’ha rassicurato. «Spero si riesca a trovare una soluzione in grado di accontentare tutti». Quale? La svolta di An è difficilmente praticabile. La casella bianca al centro fra i due superpartiti è stata occupata dalla Rosa bianca, con cui l’alleanza è impossibile per motivi più personali che politici. Gianfranco Fini è stato chiaro: «Sarebbe davvero grave se gli amici dell’Udc non comprendessero l’importanza di ciò che sta accadendo e non contribuissero a rendere il Popolo della libertà più forte e credibile nei valori e nella sua capacità di governo».

“Se vuoi andare, addio”
I sondaggi danno il Pdl senza Pier al 37 per cento. Molto. Ma non abbastanza. Solo tre punti avanti al Pd, se decidesse di farsi affiancare da Di Pietro. Così Casini prende tempo. Sa che presentarsi da solo potrebbe essere un suicidio. Il quorum alla Camera è al 4 per cento. Fattibile, soprattutto se la Chiesa decidesse di sponsorizzarlo. Ma al Senato l’asticella è all’8, molto alta, irraggiungibile senza una mano lughissima. Marco Rizzo, numero due dei Comunisti Italiani, sente il pericolo: «Trovo inaccettabili i tentativi del Vaticano di influenzare in un senso o nell’altro la politica italiana. Peraltro buona parte delle gerarchie ecclesiastiche si ostina al sogno di un partito dei cattolici. Ma tra la Balena Bianca di Andreotti, De Gasperi, Forlani e l’Udc di Cuffaro, Cesa, Mele e Casini c’è un abisso. Meglio sarebbe una dichiarazione di equidistanza». Dichiarazione che, ufficialmente, è già arrivata. Ma la Chiesa è molto meno compatta di quanto appaia. E flirtare con l’ala meno istituzionale, per Casini, non dovrebbe essere un problema.

The good son
Certo, la prospettiva è cambiata. Col voto anticipato è svanito il sogno bianco di un sistema elettorale alla tedesca. E’ scomparsa l’ipotesi del dialogo con l’area teodem del Pd, rilanciata da Fassino stamattina- «Il modo con cui è stata trattata l’Udc dice che Berluconi e Fini non le riconoscono la dignità che si deve a un alleato» ha spiegato il birmano in una intervista a “La Stampa”- ma poco gradita a Pier, che nel pomeriggio ha frenato sull’ipotesi solitaria: «Uniti, ma nel rispetto delle diversità». Poi, il silenzio. Il gelo, fra Pdl e Udc, è reale. La solitudine si paga in lacrime, cantava Battisti. Non sarà così. Pier, alla fine, non ne verserà neanche una. Probabilmente ingoierà il rospo, come altre volte, e si unirà al listone come vuole Ruini. D’altra parte, Gianni Baget Bozzo non ha lasciato spazio a dubbi: «La Conferenza episcopale italiana è intervenuta per riconoscere che il leader del Pdl è quello nei quali i cattolici possono riconoscersi, ma che ciò deve avvenire attraverso l’inserimento del simbolo Udc nello schieramento». Passerà ancora qualche notte agitata, Pier. Poi, confermerà le parole di Baccini, uno che lo conosce bene. Uno che lo conosce troppo: «Ritornerà all’ovile, contrariamente al mandato che aveva ricevuto dal congresso nazionale». Amen.
Il vicario