Waiting for the miracle

30 gennaio 2008

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La crisi si avvita, le elezioni sono sempre più vicine. Le consultazioni sono terminate. L’Udc sta con Berlusconi. Chi contava su Casini per far nascere il nuovo governo è deluso. Tra i centristi Tabacci e Baccini sono insofferenti alla disciplina del partito ma non se la sentono di passare il guado da soli.

Perde quota l’ipotesi di un mandato pieno per formare un governo di altissimo profilo zeppo di personalità super partes. Napolitano opterà per una soluzione più sobria, quella di un “esploratore” (attenzione: il termine va spogliato di ogni connotazione romantica) che proverà a capire se è possibile un’intesa almeno sulla legge elettorale. Il nome? Sempre lo stesso: Franco Marini. Ma – allo stato attuale – il presidente del Senato non incontrerà le condizione per formare un nuovo governo. Comunque vada, si torna alle urne prima dell’estate (13 aprile?).

La pietra tombale sulla crisi l’ha messa Casini: “Niente governicchi né pasticci, è inutile perdere tempo, meglio le elezioni anticipate”. Oggi il leader dell’Udc incontrerà Berlusconi. Il Cavaliere potrebbe ammazzare per lui il famoso “vitello grasso”. Silvio ha già pronta l’offerta irrifiutabile per l’amico ritrovato: ministero degli Esteri. Veltroni pare ormai rassegnato. L’uncico che resiste sulla linea del Piave è D’Alema: le elezioni a primavera regalerebbero a Walter la possibilità di scegliere tutti i candidati del Pd. E a quel punto addio baffino.

Marini ci proverà lo stesso. Quante possibiltà di successo ha? Praticamente zero. I poteri forti sono con lui: Ue, vescovi, Confindustria e Confcommercio hanno ribadito la necessità di una nuova legge elettorale prima di andare al voto. Ma non basta. Berlusconi è irremovibile. Casini da solo non si muove. Mastella non sembra disposto a tornare indietro. Dini forse sì, ma non basta. A quel punto la parola tornerebbe a Napolitano e l’unica via d’uscita sarebbero le elezioni a primavera. E poi tre anni di Silvio, due di Fini (l’accordo per la staffetta c’è già) e nel 2013 il Cavaliere pronto per la presidenza della Repubblica.

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SPECIALE CRISI: le “quote” di Pornopolitica:
Elezioni (80%) (favorevoli: Forza Italia, An, Lega, La Destra, Udeur)
Governo per le riforme (20%) (favorevoli: Pd, Rifondazione, Udc, Pdci, Verdi, Italia dei Valori, Radicali, Liberaldemocratici) – (papabile: Marini)
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Il nuovo che avanza

29 gennaio 2008

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Franco Marini, nato il 9 aprile 1933 a San Pio delle Camere. Giuliano Amato, classe 1938 from Torino. Centoquarantaquattro anni in due. Per uscire dalla crisi di governo, il Paese si affida a loro. Sì, perchè nonostante la minaccia berlusconiana di convogliare a Roma milioni persone, Giorgio Napolitano non pare disposto a sciogliere le Camere.

Ma c’è di più. Anzichè conferire al presidente del Senato o al ministro dell’Interno un semplice mandato esplorativo (della serie “senti un po’ che aria tira in Parlamento e poi mi riferisci”), il Capo dello Stato ha intenzone di conferire un mandato pieno. Il Quirinale mira a un governo con un obiettivo chiaro: riforma elettorale e misure di sostegno ai salari. Se Marini (o Amato, fate voi) otterrà la fiducia procederà con la formazione di un governo. Se andrà male, sfratterà Prodi da Palazzo Chigi e gestirà gli affari correnti da qui alle elezioni.

Oggi al Quirinale salgono il Pd e Berlusconi. Il leader di Forza Italia chiederà le elezioni. La risposta sarà “no”. Anche perchè Casini ieri, nel colloquio con Napolitano, ha invocato “un governo di pacificazione tra le forze più responsabili dei due schieramenti”. Guarda caso, le stesse parole usate da Montezemolo. E dal Vaticano. Il Pd è già pronto a festeggiare. Il veltroniano Relacci ha scoperto le carte: “A noi va bene un governo del presidente anche se Forza Italia non fosse d’accordo”. I voti mancanti li metterebbero Rifondazione e i “nanetti” di sinistra. E il gioco sarebbe fatto.

Dentro Forza Italia il panico la fa da padrone. Cichitto, stratega (?) del Cavaliere, ha lanciato l’allarme: “Se si cambia una virgola della legge elettorale, entriamo in un meccanismo per cui non si vota a giugno ma tra qualche anno”. Lega e An restano ferme sulla richiesta di elezioni anticipate. D’Alema e Rutelli sono i più convinti sostenitori di un governo del presidente. Veltroni ha qualche dubbio. I prodiani sono i più battaglieri: come dice Rosy Bindi “o c’è un governo di larga coalizione o c’è solo Prodi”. E poi c’è ancora da fare pagare il conto a Walter per la caduta di Romano.

Amato e Marini non sono intercambiabili. Il primo potrebbe insediarsi alla guida di un governo “politico” con un orizzonte temporale di 15-18 mesi. Questa opzione prevede l’appoggio dell’Udc. D’Alema ci sta lavorando. Anche le gerarchie cattoliche sono contrarie alle elezioni anticipate. L’ipotesi-Marini consiste invece in un esecutivo composto da tecnici ma servirebbe l’appoggio (o almeno l’astensione) di Forza Italia. L’ex sindacalista Cisl ha un altro punto a suo favore: la sua ascesa a Palazzo Chigi libererebbe la poltrona della presidenza del Senato: il Pd la potrebbe offrirla a qualche Udc (leggi Baccini) o a qualche colomba di Forza Italia (leggi Pisanu).

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SPECIALE CRISI: le “quote” di Pornopolitica:
Elezioni (60%) (favorevoli: Forza Italia, An, Lega, La Destra, Udeur, Pdci)
Governo per le riforme (40%) (favorevoli: Pd, Rifondazione, Udc, Verdi, Italia dei Valori, Radicali, Liberaldemocratici) – (papabili: Marini, Amato, Draghi)
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