L’alfabeto del voto/1

31 marzo 2008

A come Alitalia – L’ultimo colpo di genio del Cav. Ma anche Veltroni: “Fosse esistita una cordata sarebbe stata importante, ma invece è stata annunciata e non c’è”. Epifani prima lotta e poi si pente: “Contrordine compagni, diamola ai francesi”.

B come Boselli – “Gesù Cristo è stato il primo socialista”, dice Boselli. Messo in croce, e perfettamente a suo agio fra i ladroni.

C come Calearo – “La riforma Fioroni? Non ne so nulla, ma la Moratti fece un buon lavoro. San Mastella. Lo statuto dei lavoratori va stravolto completamente”. Bufera, gelo. E il falco ammette: “Sono stato un pollo”.

C (bis) come Camerata Ciarrapico – Silvio lo candida: “Non conterà niente. Ci servono i suoi giornali”. Il Principe Caracciolo lo assolve: “Il Ciarra fascista? Solo quando era un bambino”. Forse ha ragione Storace: “E’ Aldo Fabrizi reincarnato”.

D come Di Pietro – La laurea misteriosa, i 26 esami in 31 mesi. L’ombra dei Servizi. Berlusconi: “Mi fa orrore, ma non perché è brutto e sbaglia i congiuntivi”.

E come Estero – Il voto degli italiani sparsi per il mondo. L’impresentabile per eccellenza? Andre Verde, candidato del Pdl per la ripartizione europa. Un passato nell’hard e un futuro in Parlamento. Lui tira dritto: “Vengo dal porno ma ho valori cristiani”.

F come Franti – Quello che, nel libro Cuore, “ride quando il re è morto”. Il cattivo della campagna è, al solito, Massimo D’Alema. “Ciarrapico? Ha candidato più fascisti Berlusconi che Storace”. Ma anche qualche carezza a Walter: “Lo slogan “Si può fare” è moscio”.

F (bis) come Ferrara – Aborto no, anzi sì, meglio forse, domani chissà. Alzi la mano chi ha capito che cosa vuole davvero l’Elefantino? Ma la baby-veltroncina Marianna Madia apprezza: “E’ un segnale verso la riumanizzazione della vita disumanizzata”.

G come Giorgione – Napolitano, s’intende. “I toni della campagna elettorale restino pacati”, “esiste un divario tra Nord e Sud”, “servono scelte condivise”. Banale e noioso. Ma quando proferisce verbo, sempre monito è.

G (bis) come Grillo – Beppe il vate d’Italia. Paladino dei delusi, idolo dei frustrati, simbolo del malcontento nazionale. Possiede la ricetta della felicità assoluta.

CONTINUA QUI…

Dalla H di Hamas alla P di Prodi

Dalla Q di Quorum alla Z, l’orgia del potere


Mamma ho perso l’aereo

21 marzo 2008

silvio.jpg

Quella di Alitalia è una vicenda illuminante. E’ il capitalismo alle vongole, il libero mercato alla matriciana. Berlusconi – dopo un paio di giorni di imbarazzante silenzio – ha detto che è sbagliato vendere ad Air France perchè esiste una “cordata di imprenditori, sostenuta dall’aiuto di un gruppo di banche tra le quali Banca Intesa, che potrebbe rilevare la compagnia di bandiera sotto la regia di Air One”.

Qui si fa l’Italia o si muore. Il Re Mida del libero mercato chiude la porta in faccia ai francesi e chiede un prestito ponte allo Stato in attesa delle truppe cammellate. L’idea è una sorta di salvataggio stile Parmalat. Solo che in quel caso le attività industriali erano sane, tant’è vero che una volta ripulita dai debiti l’azienda è ripartita. Alitalia no. Ogni volta che si alza un aereo da terra, perde soldi. E poi commissariare una impresa a maggioranza pubblica è un controsenso. L’Europa ha già chiarito che, in caso di nuovi interventi pubblici, sarebbe costretta a intervenire. Il Cavaliere tira dritto e passa alle minacce: “Air France rinuncerà, perchè, se sa che il futuro presidente del consiglio è contrario, farà un passo indietro”. La Lega esulta con lo scalpo dei transalpini tra i denti. L’italianità è salva.

I figli e gli arabi. Prodi si appella al senso di responsabilità del Pdl. Padoa-Schioppa pare un marziano calato nel teatrino italico: “I tempi sono strettissimi. Servono atti formali e offerte concrete, altrimenti distrugge una possibilità di vendita anzichè costruirne una nuova”. Ma il Cavaliere ormai ha deciso: per salvare Malpensa e gli aerei tricolore tira in ballo gli “imprenditori del Nord”, chiede lo scatto d’orgoglio della razza padana, il sacrificio delle forze produttive lombarde. Corrado Passera – ad di Intesa Sanpaolo chiamato in causa da Silvio in persona – ha già smentito il Cavaliere. Berlusconi non demorde e sostiene che sarebbero disponibili i suoi figli (“non si tirerebbero indietro”), il craxiano Salvatore Ligresti e il mondo arabo, “che potrebbe acquistare delle quote di minoranza”. Praticamente il nulla.

Razza padana. Silvio muove i fili ma dall’altro capo le marionette sono fuggite. Spera che Marcegaglia smuova le acque, che Assolombarda faccia un passo serio, che chi ha i soldi li metta, che Tronchetti Provera batta un colpo. In realtà sono solo chiacchere: manca il contante, mancano gli imprenditori e manca un piano industriale. Nessuno finora si è fatto avanti nei modi classici di un’economia di mercato, ovvero presentando un’offerta pubblica di acquisto secondo le normali regole del gioco. C’è invece la Moratti. Il sindaco di Milano può far saltare la trattativa con Air France insistendo con l’azione legale lanciata dalla Sea: 1 miliardo e 200 milioni di danni per la Malpensa ridotta a cattedrale nel deserto. Se vanno in scena gli avvocati, i francesi se la danno a gambe. Sarebbe il punto di non ritorno finanziario, oltre il quale c’è soltanto il fallimento. E con esso gli squali avrebbero campo libero. Sarebbe l’eterno ritorno della razza padrona, ma pur sempre padana.