Quelli che Mussolini è dentro di noi

15 settembre 2008

Il problema è che, nonostante tutto, Gianluca Iannone ha una faccia da buono. Corpulento, massiccio, pelato e con la barba. E fascista. Cravatta, tatuaggi e croce celtica. Sembra un po’ un mormone in camicia nera e un po’ un mullah con tendenze neosquadriste. Nell’universo dei centri sociali di estrema destra è uno che conta parecchio. Il capo incontrastato, dicono alcuni. Di certo c’è che Iannone ha 35 anni e una discreta serie di vite parallele: leader politico, cantante degli Zetazeroalfa, giornalista pubblicista, regista, scrittore, ex sergente, marito e padre, comunicatore, direttore del mensile “Occidentale” e di “Radio bandiera nera”, portavoce di Casa Pound e simbolo delle occupazioni nere. Lo abbiamo intervistato.

Iannone, lei è un fascista?
Mi ritengo un fascista del terzo millennio.

Che cosa fa nella vita?
Il libraio.

E’ ricco?
No.

Casa Pound è un covo di fascisti-neosquadristi?
Covo mi sà di un posto buio, umido, nascosto. Casa Pound è una fabbrica di idee , un magazzino di sogni, un posto di uomini e donne liberi, differenziati e non conformi. E’ la nostra Alcazar. Casa Pound è un’idea e come è noto le idee rispecchiano la luce. Casa Pound agisce alla luce del sole, perchè è circondata dal mare del nostro credo.

Tra colleghi vi chiamate “camerata”?
Tra colleghi? Mica siamo stipendiati! Per noi l’amicizia ha un valore diverso rispetto a quello comune. Per noi un amico vero è un camerata. Camerata, che vuol dire fratello nella battaglia, è un termine serio.

Perché girate con i Ray-Ban anche di notte?
Per individuare meglio gli idioti che poi ci fanno questa domanda.

Individuato, allora funzionano veramente. Ha partecipato anche lei all’assalto alla “bolla” del Grande Fratello 8?
Sono stato tra gli ideatori e ovviamente ero presente.

Lazio o Roma?
Roma. Ovviamente.

Ovviamente?
Fu fondata nel 1927 per volontà di sua eccellenza Benito Mussolini.

Capisco. Senta: Mario Balottelli è un calciatore italiano di origine ghanese. Quindi è nero. Pochi giorni vestito la maglia della Nazionale Under 21. La cosa la disturba?
Non mi disturba. Credo semplicemente che sia una cosa ridicola.

Si è mai fatto una canna?
Non mi pare.

Lo interpreto come un sì. E la cocaina?
Assolutamente no.

Passiamo alla politica. Alle ultime elezioni era candidato per La Destra. Come è andata?
E’ andata benissimo, non mi hanno eletto.

Che differenza c’è tra Fiamma Tricolore e Forza Nuova?
Non mi interessa.

Peccato, a noi sì. Perché è stato espulso dalla Fiamma Tricolore?
Perchè chiedevo quello che tutti volevano, ovvero il congresso, e perchè volevamo un partito serio d’opposizione nazionale contro i due blocchi.

Nel comunicato ufficiale la accusarono di aver “operato in termini antistatutari”. Che vuol dire?
Abbiamo occupato in modo simbolico la segreteria nazionale per chiedere il congresso visto che c’era un muro di gomma permanente che non permetteva l’attuazione dello stesso.

Chi è Gianfranco Fini?
Un arrampicatore sociale dal cinismo cosmico.

E Gianni Alemanno?
Quello che ha preso a calci nel culo Rutelli e la mafia della sinistra buttandoli fuori dal comune di Roma.

Francesco Storace e Buontempo?
No comment.

Il sindaco di Roma sostiene che Fini sbaglia a definire il fascimo “male assoluto”. La Russa litiga con Napolitano sui morti di Salò. Che ne dice?
Dico che dopo 60 anni ancora non è possibile riconoscere l’indubbio valore storico, culturale e politico del fascismo, le sue grandi opere le sue importanti conquiste e la sua giustizia sociale. Troppi interessi, troppo miopismo troppe trame ancora in piedi. Povera patria.

Avete rapporti politici con Alessandra Mussolini?
No. A noi la signora Floriani non c’ha mai visto neanche in cartolina.

Che cosa pensa di Berlusconi?
Mi sta simpatico.

Su YouTube ho trovato due interviste: nella prima lei definisce Daniela Santanchè una “combattente” e la ricopre di elogi. Nella seconda (qualche mese dopo) sostiene che “è un incubo, simbolo di una politica decadente”. Alla fine è riuscito a mettersi d’accordo con se stesso?
Mettermi d’accordo con me stesso? E perchè mai? E’ bello avere un kaos danzante dentro di sè…

Qual è il miglior ministro del governo Berlusconi?
Giulio Tremonti.

E il peggiore?
La Gelmini

A sinistra le fanno tutti schifo?
Assolutamente no. Ammiro molte intelligenze a sinistra, uno dei miei eroi è Nicola Bombacci che era comunista e camicia nera e fu assassinato a piazzale Loreto insieme agli altri. Diciamo che solo chi sventola la bandiera dell’antifascismo provoca in me un profondo disgusto. L’ignoranza è una brutta bestia.

I suoi riferimenti culturali sono sempre Evola, Marinetti, D’Annunzio e allegra compagnia?
Certo. Allegrissima compagnia.

Lei è antisemita?
Mai stato.

Nel libro “La fiamma e la celtica” di Nicola Rao lei sostiene che “Al Quaeda e Bin Laden sono un bluff”. Crede in un Grande Complotto Mondiale Sionista Massone e magari pure Omosessuale?
Ma questa è un’intervista politica o nouvelle cabaret?

Nouvelle cabaret.
Vede, mi è stato insegnato ad avere l’abitudine a chiedere, a cercare a non dare mai nulla per scontato. Esistono filmati su filmati, analisi fatte da esperti del settore e testimonianze che dicono che gli aerei non erano aerei ma missili. Che nessun aereo precipitò sul pentagono. Che i palazzi furono acquistati poco prima e assicurati contro atti terroristici. Che gli attentatori non sono mai esistiti. Adesso un uomo libero ha il diritto o no di chiedere la verità?

E dunque?
Io non sò chi sia stato a provocare la tragedia dell’11 settembre, non sono un investigatore privato o un uomo della Cia. Quello che sò è che intere nazioni sono state bombardate a tappeto subito dopo facendo ben più morti e riducendo in schiavitù migliaia di uomini e donne per oleodotti, petrolio e potere. E questo a me non piace.

Meglio Obama o McCain?
Due facce dello stesso dollaro.

Le camere a gas sono esistite?
Sì. Come sono esistiti i bombardamenti a tappeto, a guerra finita, sulla popolazione civile a Dresda e su tante altre centinaia di città, come è esistito lo sterminio sistematico degli indiani d’America, degli armeni, dei tibetani, dei curdi o dei karen. Come è esistita la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki. Come è esistita una guerra di 12 anni in Afghanistan.

Hitler era uno statista?
Era un rivoluzionario.

Nel suo mondo ideale sono contemplate le libertà individuali?
Se intendiamo il riconoscimento di una coppia gay, sono favorevole, non vedo dove sia il problema. Ma se, ad esempio, intendiamo l’adozione di bambini da parte di una coppia gay sono fortemente contrario.

In rete ho trovato una sua dichiarazione: “Rimuoviamo un falso storico: l’Italia non è stata liberata dalla Resistenza”. Stava scherzando o era ubriaco?
Ora non ricordo se ero lucido o ubriaco. Vede, i romani, che non sbagliavano mai, dicevano “in vino veritas”, nel vino c’è la verità. In questo momento – ad esempio – sono lucido e sottoscrivo quella frase che dissi, bevendo potrei anche andare oltre.

Ad esempio?
Potrei magari dire che la “liberazione” avvenne grazie al benefattore Lucky Luciano o potrei parlare dell'”atto eroico” della bomba di via Rasella. Potrei narrare storie raccapriccianti -purtroppo accadute- dove gente di malaffare per 30 denari, durante la notte -violando il coprifuoco- accendeva le luci della propria abitazione per far vedere ai bombardieri “alleati” la posizione del proprio paese in modo da bombardare con più tranquillità. Potrei parlare delle morti avvenute dopo la guerra per arraffarsi un pezzo di terra confinante. Potrei raccontare a memoria libri come “La Pelle” di Curzio Malaparte.

Non credo che i lettori si entusiasmerebbero
Potrei, preso dai fumi dell’alcool, parlarle per ore di chi erano i resistenti, e di quello che successe a Porzus o a Trieste, e potrei anche fare dei paragoni con la storia ancora più recente portando sullo stesso livello la vostra gloriosa resistenza a quella dell’Uck nel Kossovo. Ma adesso sono lucido e non ne ho voglia. E poi non vorrei rovinarle il sonno o l’appetito.

Non c’è pericolo. Meglio l’Msi o Terza Posizione?
Una parte buona nel Msi c’era. E c’era anche in Terza Posizione.

Chi è oggi l’erede di Mussolini?
Purtroppo non ne vedo.

Come si pone di fronte all’omosessualità?
Per me non è un problema, quindi non mi pongo proprio.

La violenza politica va sempre condannata oppure –come dice qualcuno– “nel dubbio è meglio menare”?
Chi dice “nel dubbio mena” ha ragione da vendere. La violenza politica la gente come lei la condanna solo quando viene da una parte specifica, la nostra.

Iannone, siamo alla fine. Che cosa vuole fare da grande?
I grandi sono noiosi, corrotti, arresi. Per tutelare il loro potere -grande o piccolo che sia- sono disposti a qualsiasi cosa. Creano guerre, stragi, depistaggi. Non fanno un passo senza la burocrazia. Sono vittime e carnefici del loro stesso ego, del loro arrivare in alto quando in realtà sono fermi come macigni. Perchè mai dovremmo crescere? Grazie ma preferiamo mantenerci belli, curiosi e intelligenti. Preferiamo restare un inno alla vita. Avremo 17 anni per tutta la vita, non matureremo mai. Non cresceremo mai. E soprattutto non saremo mai come loro. Ecco perchè ci odiano.


Ballo di famiglia

20 Maggio 2008

I “pargoli” di Cossiga e Colaninno, la moglie di Bassolino e la ex di Paolo Berlusconi. La storia di Barbara Pollastrini. Le storture della legge elettorale. I moralismi smascherati. Il nepotismo, la cooptazione. La casta che sfila, ossequiosa, di fronte ai big. Il Pd che promuove i portaborse, gregari dalle borracce riempite di veleno. “Onorevoli figli di” (Rinascita edizioni) è il ritratto fedele del parlamento italiano, la casa delle vacanze delle famiglie più potenti del Paese. Danilo Chirico e Raffaele Luppoli sono i giornalisti che hanno sfogliato l’albero genealogico della politica italiana.

Mi piacerebbe sapere come è nata l’idea di questo libro, e come si è sviluppata.
Un po’ per caso. Probabilmente è nata su skype, commentando l’’nnesima candidatura spot del Partito democratico. Quella di Matteo Colaninno (nella foto in alto), un giovane che s’è fatto da solo.

Avete avuto difficoltà nella pubblicazione?
No, Rinascita ha subito voluto fare il libro. Semmai il problema è andare in libreria: la distribuzione per le piccole case non è mai un granché. E questo nonostante arrivino richieste e sollecitazioni da più parti per leggere il nostro libro.

Entriamo nel merito. Dice Luca Montezemolo: “Non possiamo avere un Paese che, quando andiamo a vedere le liste elettorali, sono tutti figli di”. Però- e il vostro libro su questo è molto chiaro- il capitalismo italiano non fa niente perché si spezzi questa catena. E’ così? Perché non c’è un motore per il rinnovamento?
Nel libro c’è questa frase di Montezemolo. E c’è anche la storia di Matteo Colaninno. Purtroppo gli industriali italiani, come molti altri, guardano sempre altrove quando ci sono problemi da affrontare e risolvere. Anche sulla sicurezza sul posto di lavoro, che è un’altra emergenza nazionale, Montezemolo e soci hanno fatto così.

Il fenomeno della cooptazione, in politica, è bipartisan. Ma- all’ultimo giro di giostra- è stata soprattutto la sinistra a pagare. Come ve lo spiegate?
Forza Italia è un partito nato sulle conoscenze dirette del Cavaliere. E così nel Pdl anche questa volta ci sono parenti, amici, compagni di scuola, segretari, persino fisioterapisti e medici personali che sono diretta emanazione dell’attuale presidente del consiglio. Il numero è impressionante, le modalità di selezione le conoscevamo e non ci stupiscono. Sorprende, in senso negativo, il numero di figli, parenti, segretari e portaborse che ci sono nel Pd e anche nell’Italia dei valori di Antonio Di Pietro che fa il moralizzatore ma troppo spesso guarda lontano da sé. Basta sfogliare le liste per rendersi conto che la militanza nei partiti, anche in quelli eredi di storie importanti come la Dc o il Pci, è stata sostituita dalla fedeltà al capo.

Ci sono “figli di” su cui si può scherzare (Madia, Stefani Craxi) e altri intoccabili. Perché?
Perché probabilmente tutto fa parte del sistema e il sistema è regolato dai rapporti di forza. E questo vale anche per i mezzi di informazione. Si gioca con la povera Marianna Madia, che pure è figlia-amica-collaboratrice di, forse per non concentrare l’attenzione sul fatto per esempio che, come ha detto Caldarola a proposito di Dario Franceschini, “tre ne aveva da sistemare e tre ne ha sistemati”. I tre sono i suoi portavoce.

Una delle cose più eclatanti è la rete di relazioni, non solo familistiche, che blocca l’Italia. Da decenni, nonostante le posizioni cambino anche velocemente, le facce sono quelle. Penso a Barbara Pollastrini. Avete voglia di raccontare un po’ ai nostri lettori il suo percorso?
Raccontiamo anche la storia di Barbara Pollastrini nel nostro libro, una storia interessante e istruttiva. Sotto molti punti di vista, nel bene e nel male. Ma il problema non è dei singoli, è del sistema politico a democrazia ridotta che s’è determinato. Questo libro non esprime giudizi su chi è stato eletto, semmai pone interrogativi su chi ha voluto questo sistema di voto e su chi ha compilato le liste. E’ vero che ci sono le liste bloccate, ed è un problema, ma è vero anche che si sarebbero potute valorizzare esperienze importanti, vere, reali. E non quelle a uso e consumo della comunicazione.

Su questo blog sono stati ospiti figli di assolutamente competenti. Chi salvate fra i migliaia di “famigliari” italiani? Chi brilla?
Abbiamo molta stima sia di Claudio Fava che di Nando Dalla Chiesa che ci ha anche regalato in un’intervista che pubblichiamo nel libro una interessante testimonianza sul sistema politico e partitico italiano. Da dentro. Non ne è venuto fuori un bel ritratto.

C’è una sensazione, soprattutto fra i giovani, spaventosa. Non solo che si impossibile far valere merito e talento. Ma, soprattutto, che chi non è “nella rete dei figli di” non esista, non abbia proprio una rappresentanza. E’ corretto? Anche voi avete questa impressione?
Tutte le statistiche ci raccontano di giovani che si sentono senza futuro e senza prospettive. E ci dicono che i ragazzi italiani sono i più tristi d’Europa e quelli con le peggiori possibilità. Non è un caso.

Mi raccontava qualche giorno fa Alessandro Rimassa, autore di “Generazione 1000 euro”: “La generazione dei trentenni è stata tradita dalla politica”. Siete d’accordo?
Non c’è assolutamente dubbio. La politica è poco credibile e racconta e rappresenta un’Italia che non esiste. Basta pensare alla precarietà del lavoro e delle vite, alle precarietà esistenziali a cui sono condannati i giovani da una classe politica che non s’accorge di quello che succede. E detto più banalmente basta leggere quanto è autoreferenziale il dibattito che c’è sui giornali ogni giorno.

Nell’Italia a crescita zero, quando conta il fattore “figli di”? E’ possibile che il Paese non corra proprio perché bloccato ai blocchi di partenza?
Il Paese è bloccato anche e soprattutto perché non offre le giuste possibilità alle energie, intelligenze, professionalità, creatività migliori. E’ una cosa molto preoccupante, è una colpa diffusa in una classe dirigente che pensa ad autoconservarsi piuttosto che al bene del Paese. Come dicono i professori universitari intervistati nel nostro libro, i criteri che hanno scalzato merito e pari opportunità per tutti sono i legami di fedeltà, di appartenenza e di dipendenza. Non è una buona notizia. Per i giovani e per il Paese.

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Il vicario


In alto a sinistra

19 Maggio 2008

Gli anti-berlusconiani esistono ancora. Sparuta minoranza ma sono vivi e lottano in mezzo a noi. Francesco Pardi detto Pancho è uno di loro. Ed è anche il senatore più a sinistra del nuovo Parlamento italiano. Professore universitario di geologia, un passato in Potere Operaio, Pardi è stato arruolato da Di Pietro nell’Italia dei “Disvalori”, tanto per dirla con le parole del sempre più imbarazzante Cossiga.

La leggendaria società civile che entra in politica. Nel 2002 Pardi è tra i promotori dei girotondi. Toscano verace, diventa la voce di una base delusa e grida dal palco (Palavobis o Piazza Navona, fate voi) che bisogna “fare ostruzionismo sempre, con la rinuncia totale alla trattativa con Berlusconi” perché “un governo che si mette sotto i tacchi lo stato di diritto non si merita altro”. Qualcuno li accusò di celebrare il “tintinnio di manette”, loro replicarono di voler difendere la democrazia. Sei anni dopo poco è cambiato. Al posto di D’Alema c’è Veltroni, Silvio è sempre lì. Pancho Pardi oggi siede in Parlamento. Noi lo abbiamo intervistato. 

Allora Pardi, come giudica i suoi primi giorni nel “Palazzo”?
Come un necessario apprendistato. Presa di contatto con il luogo e con le persone. Conoscenza del nostro gruppo parlamentare. Ma ciò che mi ha colpito di più è la sostanziale indifferenza verso la sconfitta in gran parte dei componenti dell’opposizione.

Ce l’avrà mica col Pd?
Vedo una stupefacente capacità di adattamento: se si pensa che cinque mesi fa Berlusconi era considerato finito (dagli ingenui), sembra che la classe dirigente di centrosinistra abbia metabolizzato alla perfezione tutti gli errori con cui ha prodotto in pochissimo tempo una catastrofe di cui ora sembra non soffrire.

Perchè ha scelto l’Italia dei Valori?
Perchè è l’unico partito che ha saputo aprire un rapporto costruttivo con i movimenti e le liste civiche. Ha presentato candidati provenienti da quei mondi in quasi tutte le regioni italiane e alcuni di essi sono stati eletti.

La sua è una storia di sinistra. Di Pietro invece è un politico con valori che sono storicamente patrimonio della destra…
Questo è un luogo comune. Se aver demolito il processo penale a vantaggio degli imputati, soprattutto quelli potenti, e a danno delle parti lese, soprattutto quelle deboli, è un’azione di sinistra, non esito a schierarmi con chi ha provato a smantellare un sistema collusivo e corruttivo profondamente radicato nella società. Inoltre, in questi anni di esperienza politica Di Pietro ha affinato la sua sensibilità sociale.

Con Tonino va d’accordo?
Sì, i nostri rapporti sono sempre stati ottimi, fin dai nostri primi incontri nel 2002.

Secondo lei Berlusconi è ancora un pericolo per la democrazia?
Certo. Berlusconi era ineleggibile in base alla legge del ’57 che stabiliva l’ineleggibilità dei titolari di concessione d’interesse pubblico. La prova è che Confalonieri, che ora sta al suo posto, è ineleggibile per lo stesso motivo. Ma vale ancora di più il principio rispettato in tutte le democrazie normali: chi ha la proprietà di mezzi di comunicazione di massa è incompatibile con l’esercizio del potere politico. La presenza di Berlusconi al governo è un’anomalia istituzionale che non sarebbe tollerata in alcuna democrazia normale.

Prego?
E’ la verità. E aggiungo che per lo stesso motivo è improponibile la sua eventuale ascesa al Quirinale, ormai inesplicabilmente caldeggiata anche dalla grande stampa indipendente. Il duopolio televisivo, consolidato quando Berlusconi è all’opposizione, diventa monopolio quando va al governo. Quindi Berlusconi è un pericolo per la democrazia perché ha, più di qualsiasi altro soggetto, i mezzi per plasmare l’opinione pubblica e allo stesso tempo cogliere i frutti di questa azione insidiosa e incisiva.

Sta di fatto che milioni di italiani hanno votato una destra impresentabile. Sono tutti dei cretini?
Una parte cospicua di loro ha votato convinta di fare il proprio interesse. Vedremo se ha sbagliato o no. Poiché in Italia almeno il 30% dei cittadini è informata solo dalla televisione, una parte non trascurabile degli italiani ha votato sotto l’influenza di un potere mediatico che in trent’anni ha potuto modellare stili di vita e modelli di consumo.

Quindi sono cretini.
Sarebbe offensivo dirlo. Mettiamola così: esiste una larga fetta di popolazione che è facilmente orientabile da chi ne ha i mezzi.

Invidia qualcosa alla Lega di Bossi?
Sarei tentato di dire: il radicamento sociale. Ma in senso astratto. Non condivido nulla dei contenuti di quel radicamento.

Fini invece ha esordito con la gaffe su Di Pietro
Il suo comportamento è stato ingiustificabile. Il presidente della Camera dovrà adattarsi al fatto che la parola di chi interviene nell’assemblea elettiva non è sindacabile. Neanche dal presidente dell’aula.

Si rende conto di essere il politico più a sinistra del nuovo Parlamento?
Se fosse vero sarebbe un’ulteriore dimostrazione di quanto questa legge elettorale ha fatto per escludere milioni di elettori dalla rappresentanza politica.

Che ne dice del governo ombra di Veltroni?
Il commento più spiritoso l’ha fatto Bucchi in una vignetta: “Babbo, ora Berlusconi farà l’opposizione ombra?” – “Stai zitto imbecille”.

Troppo facile, così non è valido.
La questione è molto seria: per come viene pensato il governo ombra appare come uno dei due poli di un sistema bipartitico che non ammette pluralità.

Insomma: Veltroni vi ha sbattuto la porta infaccia…
Il Pd è stato autolesionista. Nel centrosinistra, la sinistra e i socialisti sono esclusi e IdV viene tenuta a distanza, mentre nel centrodestra la destra è dentro il partito unico e questo si tiene ben stretta l’alleanza con la Lega. Mi sembra un bipartitismo asimmetrico e tutto a danno del centrosinistra. E con la rapidità di pensiero della sua classe dirigente chissà quanti decenni ci metterà per accorgersene.

Però D’Alema sta tendando di aprire un dialogo con Udc e Sinistra arcobaleno.
E’ solo un modo di sparigliare nel dibattito interno al Pd e saggiare gli equilibri interni alla sua classe dirigente.

Ma almeno a Veltroni riconosce qualche merito?
No. Ad esempio non ho capito perché pochi mesi fa Walter non è stato alla finestra a guardare il tentativo di Fini e Casini di sostituire Berlusconi. I due luogotenenti stavano per far fuori il capo. Magari non ci sarebbero riusciti. Ma non c’era ragione di mettersi di mezzo.

Con il risultato di dare una mano al Cavaliere.
Esatto. Proprio in quel momento Veltroni ha attribuito a Berlusconi la patente di unico interlocutore per la riforma elettorale e le riforme istituzionali, ripetendo l’errore fatale di D’Alema con la Bicamerale.

E la scelta del Pd di andare da soli alle urne?
Altro errore. La teoria del partito a vocazione maggioritaria mi sembra solo un sistema molto efficace per andare in minoranza. E restarci per chissà per quanto tempo…

Di Pietro dice: “L’opposizione vera siamo noi”. Poi non esclude la possibilità di votare con la maggioranza sul pacchetto sicurezza. Che cos’è? Schizofrenia?
Anche il Pd si qualifica come opposizione e non esclude di votare su vari argomenti insieme alla maggioranza. Più che schizofrenia è una pratica su cui tutti i grandi organi di stampa stanno producendo una melassa insopportabile. Quanto alla questione sicurezza bisogna tenere conto che è un problema sentito e sofferto (e enfatizzato dal volenteroso aiuto dei media) in modo trasversale agli schieramenti politici.

Pensa che l’assenza dal Parlamento della Sinistra radicale sia un bene o un male? (Tenga conto che Di Pietro risponderebbe “un bene”…)
E’ un male. Non ci si può rallegrare se milioni di cittadini non sono rappresentati in Parlamento. Ma, anche se molto esagerata dalla distorsione prodotta dalla legge elettorale, è una punizione causata anche da gravi responsabilità della sua classe dirigente.

E’ d’accordo con le posizione del profeta Grillo?
Beppe ha la capacità di catalizzare ed esprimere il senso comune dei moltissimi cittadini che si sentono esclusi dalla possibilità di decidere sul proprio destino. Si è conquistato questo riconoscimento diffuso quando ha avuto il coraggio di dire pubblicamente verità taciute dai poteri ufficiali sugli inganni finanziari a danno dei piccoli azionisti. Nessuno aveva osato tanto. Tutti, dopo, hanno dovuto ammettere che aveva ragione. Non mi convince invece la tendenza di Grillo a considerare uguali centrodestra e centrosinistra, anche se ammetto che ormai da vari punti di vista si somigliano troppo.

Ci racconta un aneddoto che l’ha colpita in questi primi giorni da politico vero?
La processione dei molti che tributavano omaggi, saluti, pacche sulle spalle a Ciarrapico. Del resto è un rappresentante significativo dei settanta tra condannati, imputati, inquisiti e rinviati a giudizio approdati in Parlamento.


Compagni che sbagliano

19 aprile 2008

Il parricidio politico di Bertinotti e la rimozione della squadra del segretario Giordano: è questo l’obiettivo di Paolo Ferrero. L’ex ministro, alleato con Russo Spena e le minoranze di “Essere comunista” e dell'”Ernesto”, sogna di prendersi la leadership di Rifondazione. I “ribelli” la mettono giù dura: “Fausto vuole sciogliere il Prc senza consultarci”, la sua è “un’opzione devastante” che “spacca il partito”, “ora la vecchia guardia deve farsi da parte”.

A sinistra sono i giorni dello psicodramma collettivo, la resa dei conti si avvicina. Ramon Mantovani non è stato tenero con la leadership del partito: “Neppure in una bocciofila ci si comporta così…”. Una vita sulle barricate quella di Ramon. Nel ’77 partecipa alla contestazione studentesca, nel 1984 aderisce al Pci. Sette anni dopo è tra i fondatori di Rifondazione Comunista. Eletto deputato nel 1992, torna alla Camera nel 1996. Il 12 dicembre 1998 è sull’aereo che trasporta in Italia dalla Russia il leader del PKK Abdullah Ocalan. Da sempre il “ministro degli Esteri” di Rifondazione è un tenace oppositore di Fausto. Oggi Ramon Mantovani, con Ferrero e Russo Spena, guida l’assalto alla diligenza bertinottiana. Noi lo abbiamo intervistato.

Cominciamo dal voto. C’è chi ha parlato di “catastrofe nucleare” e chi di “disastro totale”. Che cosa preferisce?
Sono d’accordo, è stata una castastrofe. Ma lasciamo stare il nucleare.

Come si spiega una simile debacle?
Si sono persi voti in tutte le direzioni, dall’astensione al voto utile. Abbiamo pagato l’errore politico di non aver rotto con il governo sul welfare. Questo ci avrebbe fatto pagare un prezzo elettorale ma almeno una parte del nostro elettorato avrebbe capito. Almeno avremmo conservato il consenso di chi era deluso dall’azione di governo. Invece abbiamo scontentato tutti. E poi correre con un simbolo sconosciuto è stata una fesseria.

Ma voi avete contribuito alla caduta del governo.
No, questo non è vero.

E il “Prodi poeta morente” di Bertinotti?
Io mi attengo ai fatti: il governo aveva un programma, noi abbiamo litigato perché fosse applicato. Se questo è rendere instabile l’esecutivo allora io non so che cosa sia la democrazia. Sono stati Prodi e Padoa-Schioppa a tradire gli elettori.

Oggi c’è il comitato politico di Rifondazione. Comincia il processo a Bertinotti e Giordano?
Noi non facciamo processi, sarà una discussione politica. Ma chi ha portato Rifondazione al disastro dovrà lasciare. La gestione leaderistica di Bertinotti è stata uno dei nostri principali limiti. Ora è giunto il momento di azzerare gli organismi e intraprendere una gestione unitaria.

Poi a luglio ci sarà il congresso. E lì si andrà la conta…
A decidere saranno i nostri 100mila iscritti. E lo faranno su proposte politiche.

Dunque Giordano e Bertinotti possono ancora salvarsi
No. Su questo punto io sono categorico: l’attuale segreteria va destituita. Le va impedito di portare il partito al suicidio.

Non salva neppure Vendola?
Assolutamente no. Nichi è stato uno dei massimi apologeti della evanescente Sinistra Arcobaleno. Lui è stato uno dei principali responsabili di questo disastro.

E se si va alla conta interna?
La nostra linea è maggioranza dentro il partito.

Ne è proprio sicuro?
Assolutamente sì.

Con la vittoria di Berlusconi la democrazia è in pericolo?
In Italia la democrazia è in pericolo da 15 anni.

Prego?
Abbiamo un sistema politico che è un teatrino sempre più distante dal paese reale. La democrazia è in pericolo perché i governi non mantengono gli impegni. La democrazia è in pericolo perché in Parlamento, per la prima volta nella storia della Repubblica, non c’è un solo gruppo laico. Si contendono i voti ma, in realtà, Pd e Pdl sono uguali.

E Bossi? Non invidia nulla al successo della Lega?
La Lega è un partito conservatore e integralista con elementi che rasentano il fanatismo fondamentalista cristiano. Sono contro gli omosessuali, contro le altre culture e fomentano la guerra di civiltà.

Però gli operai li hanno votati.
E’ ovvio. La sinistra non ha dato risposata ai problemi sociali degli strati più deboli della popolazione e la gente, nella sua solitudine, si è affidata a chi gli indicava un nemico. La Lega è presente sul territorio e cavalca gli istinti e le paure che esistono nella nostra società.

Ferrero sarà il nuovo segretario del Prc?
Non voglio fare nomi. Prima lasciateci fare il congresso. Sulla base della linea politica che gli iscritti e i militanti decideranno, si sceglierà l’uomo o la donna che meglio potrà portare avanti quelle linea politica.


Se il fantasista resta in panchina

12 aprile 2008

Con Veltroni ha in comune l’appartenenza politica e i libri. Anche lui scrive: romanzi, saggi, monologhi teatrali e narrativa sportiva. E anche lui è un esponente del Pd. Nando Dalla Chiesa è un uomo eclettico. Ha una grande passione politica, dalla parte della legalità. Ha speso anni ed energie per far crescere il movimento antimafia, ha lottato contro il potere della criminalità organizzata con l’arma della cultura. Ma per lui questa volta nelle liste non si è trovato posto.

Figlio del generale Carlo Alberto, Nando Dalla Chiesa si è laureato in economia e commercio ed è stato per vari anni professore universitario a Milano. L’impegno politico cominciò nel 1992, anno in cui venne eletto deputato tra le fila della Rete. Successivamente nel 1996 ricevette un nuovo mandato parlamentare alla Camera come indipendente per i Verdi. Senatore nel 2001 per La Margherita nel 2006 non si è candidato. Dal 18 maggio del 2006 fa parte del secondo governo Prodi in qualità di sottosegretario all’Università e alla Ricerca. Il Pd non lo ha candidato nonostante l’appello pubblico firmato da una moltitudine di persone che si sono opposte alla sua esclusione.

Lui non medita vendetta e fa la pace con Veltroni. Poi va a Milano al comizio di Rita Borsellino, candidata in Lombardia per la Sinistra Arcobaleno, perchè “è un legame che va oltre i diversi partiti politici”. Ma avverte: “Dietro la mia presenza non c’è proprio nulla. Frottole che, siccome il Pd non mi ha candidato, io per ritorsione faccia campagna per la Sinistra Arcobaleno. Frottole che io mi prepari a fare il salto della quaglia alle prossime europee”.
Dopo le interviste a Claudio Fava e Sonia Alfano abbiamo parlato di Sicilia, legalità e sinistra con Nando Dalla Chiesa.

Dalla Chiesa, chi vince le elezioni?
Non lo so. Numericamente credo il centrodestra. Politicamente sarà tutto da vedere.

Questa volta non l’hanno candidato. Arrabbiato?
No, amareggiato.

Ha sentito Veltroni?
Sì, l’ho visto ieri [giovedì, n.d.r.] al suo comizio per la chiusura della campagna elettorale a Milano. E’ stato molto amichevole.

Walter ha detto alla mafia di “non votare Pd”. Che cosa ne pensa?
Che ha fatto bene. Poi bisognerà trarne tutte le conseguenze a livello locale.

Mirello Crisafulli in lista “ma anche” la lotta alla mafia. La legalità è tra i valori del new deal veltroniano?
Direi di sì. Lo slancio con cui è stato indicato come obiettivo prioritario non consentirà equivoci per nessuno.

Secondo Casini “non è giusto che le liste le faccia la magistratura”. E’ d’accordo?
Bisogna capire il senso con cui ha l’ha detto. Si riferiva forse a Cuffaro? In genere i partiti dovrebbero agire PRIMA della magistratura.

Pd e anti-berlusconismo: Veltroni dice che “per fare le riforme serve un’intesa” col Cavaliere. Prodi invece si era sempre detto fieramente “incompatibile” con Berlusconi. Lei da che parte sta?
Dipende da quali riforme e dal loro contenuto. Per quelle del sistema elettorale è senz’altro necessario dialogare. E, ovviamente, anche per quelle della Costituzione.

Ma l’anti-berlusconismo è acqua passata. Ai cittadini non importa nulla della legge sul conflitto d’interessi…
Ma gli statisti hanno anche priorità non sentite dai cittadini; basti pensare all’Europa.

Facciamo un gioco: Nando Dalla Chiesa deve andare a votare in Sicilia: Sonia Alfano o la Finocchiaro?
Senza dubbio scelgo Anna Finocchiaro. Anche perché con lei c’è Rita Borsellino.

Che fa il 13 e il 14 aprile?
Il 13 andrò a votare. Il 14 sostituirò il Ministro Mussi in Slovenia, al Consiglio dei Ministri Europei sulla competitività.

Per chi voterà?
Per il Partito Democratico.

E dal 15 aprile in poi?
Dipende. Se vinciamo mi piacerebbe continuare l’esperienza di governo. Se perdiamo, riprenderò con più forza le mie attività civili e culturali. Tornerò in Università, chiederò il trasferimento a Palermo per studiare la lotta al racket e continuare il mio impegno per la legalità.

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La faccia pulita dell’antipolitica

10 aprile 2008

Rita Borsellino ha fatto di tutto per evitare che l’esperimento avvenisse proprio lì: ha scritto a Beppe Grillo e gli ha chiesto di lasciar perdere. Non c’è stato niente da fare, il comico genovese ha deciso di tirare dritto sospinto dall’ondata di antipolitica che ha scosso il Paese. Il teatro del battesimo elettorale dei “grillini” sarà la Sicilia.

Sonia Alfano ha 36 anni, tre figli e una bell’aria tosta. Cosa Nostra le uccise il padre (Beppe, giornalista) due giorni dopo la Befana del 1993. Nelle elezioni del 13-14 aprile è la candidata dei “grillini” alla presidenza dela regione Sicilia. Spetta proprio a lei testare le possibilità di mutare l’antipolitica in “altra politica”: cioè, eleggere i ragazzi di Grillo nelle istituzioni. La Alfano, proprio come i “politici veri”, è reduce da un mese di intensa campagna elettorale. Le sue uscite, però, non sono né comizi né spettacoli: sono randellate, sberleffi allo Psiconano e a Topo Gigio e invettive contro i giornalisti, la nuova “casta” contro cui lottare.

Dopo il colloquio con Claudio Fava, vi proponiamo un’intervista a Sonia Alfano, la “grillina” della terra dei cannoli…

Allora signora Alfano, in Sicilia chi vincerà?
Con tutta probabilità Raffaele Lombardo. I vecchi sistemi qui funzionano sempre.

Ancora con questa storia dell’intreccio mafia-politica? Secondo Casini “non è giusto che le liste le faccia la magistratura”.
Se la magistratura condanna un politico per favoreggiamento con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici non significa che voglia “fare le liste”. Significa solo che ha trovato prove sufficienti per dimostrare che l’imputato ha violato la legge. Il partito di Casini, più di qualsiasi altro, ha al suo interno un numero di pregiudicati elevatissimo. Se il segretario sceglie di mettere in lista pregiudicati, condannati e persone indagate non è certo colpa della magistratura. Ecco perché sono fermamente convinta che le liste vadano fatte dai cittadini e non da dubbi funzionari di partito al chiuso delle segreterie.

Per voi “grillini” di Sicilia le previsioni dei sondaggi sono cupe. Il 2% vi basta?
Ci riterremo soddisfatti di qualsiasi percentuale di voti ricevuta perché abbiamo la certezza che quei voti saranno l’espressione di cittadini liberi ed onesti. Quella fascia di società a cui noi ci rivolgiamo.

Con il Beppe nazionale va d’accordo?
Io e Grillo condividiamo percorsi ed ideali. Questa è la ragione che più di tutte ci lega. Inoltre abbiamo instaurato con lui un ottimo rapporto di amicizia.

Veltroni ha detto alla mafia di “non votare Pd”. Che ne pensa?
Anna Finocchiaro ha fatto redigere il suo programma a Salvo Andò, prescritto per voto di scambio con il clan Santapaola. Noi esprimiamo giudizi in base ai fatti non alle parole. Il programma redatto da Andò è un fatto, l’appello di Veltroni, rispettabile e condivisibile, sono parole.

Non è un giudizio gentile. Scommetto che adesso tirerà in ballo anche Crisafulli?
Certo. Mirello Crisafulli ha incontrato il boss di Enna, Raffaele Bevilacqua, in un hotel di Pergusa, per parlare con lui di alcuni appalti. Il Pd candida personaggi a stretto contatto con boss mafiosi: questo significa disprezzo per il valore della legalità.

Che cosa ne pensa della candidatura della Finocchiaro?
Lo chieda a Veltroni. E’ lui ad averla imposta. Non ci sono state primarie, né investiture popolari per la Finocchiaro. E’ stata costretta a venire qui dal proprio partito e lei non lo nega. Tanto da arrivare a dire “accetto questo sacrificio”.

Sempre meglio di Lombardo, no? Lo sa che se la Finocchiaro perderà per una manciata di voti diranno che la colpa è vostra?
Che lo dicano pure. La Finocchiaro non è la salvatrice della Sicilia. Il suo staff e le sue liste di candidati sono piene di pregiudicati e di persone dalle comprovate frequentazioni mafiose. Esattamente come nello staff e nelle liste di Lombardo. Alla luce di tutto ciò non so se sarebbe una colpa od un merito.

Ma a sinistra gli uomini dell’anti-mafia ci sono e sono candidati nei partiti che voi tanto disprezzate…
A sinistra hanno cacciato Beppe Lumia, ripescato per la pressione popolare ed anche per merito di una dichiarazione mia e di Beppe Grillo. Hanno preferito far prevalere la linea di Crisafulli sbarazzandosi di Lumia per poi ripescarlo all’ultimo momento.

C’è anche Fava, capolista della Sinistra Arcobaleno in Sicilia per il Senato?
Claudio Fava è sicuramente un personaggio di spicco dell’antimafia cosi come lo sono Rita Borsellino, Rosario Crocetta, Beppe Lumia. Peccato che i loro partiti decidano di schierarli al fianco di personaggi come Crisafulli e Andò.

L’idea di inviare l’esercito in Sicilia è proprio una follia? Verrebbe da dire: meglio il controllo dell’esercito che quello della mafia…
L’esercito possono anche mandarcelo ma è del tutto inutile. La mafia, quella vera, è annidata nelle istituzioni deviate. Continuare a parlare di esercito significa voler ridurre la mafia a semplice delinquenza. Contro la schiera di amministratori e colletti bianchi corrotti l’esercito può fare ben poco se non nulla.

Ma per cominciare lo Stato potrebbe riprendersi il controllo del territorio, magari evitando le guerre tra clan.
Lo Stato ha i mezzi per impedire tutto ciò ma le istituzioni sono piene di “infiltrati” che impediscono di sconfiggere le mafie del nostro paese. La devastante linea che in genere prevale è quella del “lasciamo che si ammazzino tra loro”. Io conosco decine di familiari di vittime innocenti della mafia i cui cari sono morti per caso ad opera delle guerre tra clan.

Signora Alfano, che fa il 13 e il 14 aprile?
Starò con le mie bambine, mio marito ed i miei ragazzi a festeggiare per essere riusciti a realizzare con le nostre forze da comuni cittadini un progetto cosi ampio. In attesa dei risultati elettorali.

E dal 15 in poi?
Continuerò a fare quel che ho fatto fin ora; lotta alla mafia, parlare con le persone e farmi personalmente carico dei loro problemi.


La politica in terra di cannoli

7 aprile 2008

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Oggi voliamo alto. Abbiamo intervistato un politico che sa fare il suo mestiere. Si chiama Claudio Fava. Per le elezioni del 13/14 aprile è candiato per il Senato come capolista della Sinistra Arcobaleno in Sicilia. Giornalista prestato alla politica, è stato tra i fondatori de La Rete con Leoluca Orlando, Nando Dalla Chiesa e Diego Novelli.

Segretario regionale dei Ds in Sicilia dal 1999 al 2001, Fava entra successivamente nella direzione nazionale dei DS e diventa europarlamentare per due mandati concecutivi. Il suo ultimo libro, “Quei bravi ragazzi”, racconta un anno di lavoro alla guida della Commissione d’inchiesta di Bruxelles sulla CIA e le extraordinary renditions. Ma oggi parliamo di elezioni e di Sicilia.

Allora Fava, chi vincerà?
Berlusconi, senza dubbio.

Capolista al Senato per la Sinistra Arcobaleno in Sicilia. Fava, ma lei è pazzo?
Pazzo perchè la sfida è impossibile? O perchè ho scelto Sinistra-Arcobaleno? Le confesserò: mi sarei ritenuto pazzo a candidarmi capolista al Senato per il Partito democratico, avendo alle mie spalle, nella stessa lista, Mirello Crisafulli.

Sì, ma l’otto per cento per voi è un miraggio…
E noi faremo di tutto per farcela.

Con Fausto tutto bene?
Certo, con Bertinotti vado d’accordo. Sia sul piano personale che su quello politico.

Non sarebbe stato meglio un leader un po’ più giovane e brioso? Che ne dice di Vendola?
Sono d’accordo: Nichi era un candidato ideale, non solo e non tanto per l’età ma per la sua capacità di fare dell’impegno politico una grande suggestione e passione civile.

Veltroni ha detto alla mafia di “non votare Pd”. Che ne pensa?
Fa bene. Probabilmente ha in mente alcuni suoi candidati siciliani che i voti della mafia potrebbero raccoglierli e accoglierli.

Secondo Casini “non è giusto che le liste le faccia la magistratura”.
Infatti le liste dell’Udc le ha fatte Casini. Solo lui poteva ricandidare capolista al senato un signore, Cuffaro, condannato all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Veltroni dice che “per fare le riforme serve un’intesa col Cavaliere”. Prodi invece si era sempre detto fieramente “incompatibile” con Berlusconi. Lei da che parte sta?
Non amo gli inciuci nè i consociativismi. Non sto con il Pd ma con Sinistra Arcobaleno anche per questo.

D’accordo ma l’anti-berlusconismo è roba superata…
Non per i cittadini. Prendiamo il nodo del conflitto d’interessi: non è vero che agli elettori non importa nulla. E infatti l’argomento è tra le priorità della Sinistra Arcobaleno.

Torniamo in Sicilia: che cosa ne pensa della candidatura di Sonia Alfano?
E’ inutile. Servirà solo a togliere qualche voto di protesta a chi la lotta alla mafia e per i diritti dei siciliani la fa per davvero, nelle piazze e dentro le istituzioni.

La Finocchiaro ha qualche speranza di farcela?
Temo proprio di no. Vincerà Lombardo che è un Cuffaro fresco di lavanderia.

Sta parlando di quel Cuffaro che i suoi conterranei hanno votato e voteranno in massa?
Verissimo. Ma i siciliani ogni tanto hanno un lampo di indignazione che li porta a raddrizzare la schiena. Ogni tanto…

Casini candida anche Salvatore Cintola, Saverio Romano, Calogero Mannino e Giusy Savarino. Ma anche a sinistra gli uomini dell’anti-mafia sono stati stati messi da parte.
E’ vero il contrario. A sinistra chi si è battuto contro la mafia sta in lista: io sono capolista al Senato in Sicilia per Sinistra-Arcobaleno, Forgione in Calabria, la Borsellino candidata alle regionali siciliane e al Senato.

Mi riferivo al Pd…
In tal caso la domanda è mal formulata: quello di Veltroni non è affatto un partito di sinistra, per ammissione del suo stesso leader.

L’idea di inviare l’esercito in Sicilia è proprio una follia? Verrebe da dire: meglio il controllo dell’esercito che quello della mafia.
Non è una follia se serve ad affrancare dalla vigilanza di “obiettivi sensibili” polizia e carabinieri. Come è utilmente accaduto in passato.

Varchiamo lo stretto: Crotone ha 60mila abitanti. E’ un paesone. Tutti sanno che dopo un barbaro omicidio scatterà la guerra tra clan. Tutti sanno che presto arriveranno altri morti. Non è un’assurdità che lo Stato non riesca a impedirlo.
Non è un’assurdità: è un limite. E la conseguenza di non aver realmente considerato la lotta alle mafie una priorità nel governo Prodi.
 
Allora Fava, che fa il 13 e il 14 aprile?
Starò con la mia famiglia, finalmente. E poi andrò a votare.
 
E dal 15 in poi?
Se prendiamo in Sicilia l’8% andrò a fare il senatore. Altrimento resterò al parlamento europeo.


Non è un paese per vecchi

11 marzo 2008

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Ex batterista post-punk, docente all’Università romana di Tor Vergata, motore della Fondazione Italianieuropei, opinionista de La Stampa, editor all’Einaudi e commentatore politico, Romano non nasconde la necessità di una sterzata: “La grande emergenza italiana è la gerontocrazia e l’incapacità di rinnovare le classi dirigenti, le stesse da vent’anni”.

Un anno dallo scioglimento dei Ds. Qual è il tuo bilancio?

Da tempo ero convinto che il rinnovamento della sinistra dovesse passare per una scissione. In Italia c’erano due famiglie politiche, storiche, e in entrambe era presente una componente riformista e una massimalista. Il fatto che queste famiglie si siano separate, fratturate, è un elemento positivo. Ma sono perplesso sul Pd, che mi sembra più una eredità potenziale che un elemento propositivo: è un partito governato dalla stessa generazione politica che ha guidato la sinistra negli ultimi quindici anni. Ma forse era inevitabile, perché questi processi, in un paese conservatore come l’Italia, non si possono fare dall’oggi al domani. Era prevedibile che fosse Veltroni a guidarlo, anche perché Walter è l’unico ad aver conservato una certa incolumità.

Un Veltroni vergine….
E’ uno bravo a farsi considerare vergine: in realtà non lo è per niente, ma, a differenza degli altri, è riuscito a mettersi al riparo. Ha avuto difficoltà ancora più gravi, rispetto a D’Alema e Fassino, però ha saputo trovarsi delle nicchie protettive e sfruttare la sua capacità comunicativa. Anche se queste cose sono impercettibili….A molti italiani Veltroni sta simpatico, poi, se cerchi di scoprire perché, non è chiaro. D’Alema sì, D’Alema sarà sempre terribilmente antipatico, anche se ha un’intelligenza politica maggiore. Se uno guarda gli ultimi anni con l’occhio dello storico, Massimo è stato quello che ha saputo innovare più a fondo la sostanza della politica italiana. Anche se poi è stato sconfitto.

Che cosa gli è mancato?
La volontà di rompere la propria famiglia. Alla fine D’Alema resta un togliattiano, nel metodo politico, uno che ha cercato di rinnovare la società su piani concreti, rompendo i conservatorismi, ma non a colpi di slogan. Però non ha mai voluto spaccare la base, dire la verità a quelli che stavano nel partito. Ha cercato di proseguire la linea ecumenica del Pc. Penso a Napolitano, uno che negli anni sessanta ha cercato di innovare, di riformare. Però, in lui e nei suoi seguaci, non c’è mai stata la forza di dire ai dirigenti: “State sbagliando”.

Però la generazione di Veltroni, questa capacità di rinnovare il vertice, di rompere col passato, l’ha avuta….
Sì, a babbo morto. Se continuavano sulla quella strada era finita. Occhetto, uno dei grandi sconfitti della storia politica italiana, avuto la creatività irresponsabile di rompere, di capire che quell’epoca, l’epoca del Pci, era al capolinea. Però, se parli con quelli della sua generazione, lo dipingono sempre come un “pazzariello”. Occhetto ha avuto dei grandissimi limiti politici, ma la frattura è stata fondamentale. Nella sinistra europea, che il comunismo fosse una gigantesca presa per i fondelli era noto da vent’anni. Solo in Italia ci si illudeva che il comunismo fosse rifondabile. La generazione di Veltroni è arrivata al potere nel 1987, e continuava a crederci. Ci sono dei discorsi straordinari di Folena, era l’aprile dell’89, in cui sostiene che “da est si sente un grande bisogno di comunismo”. No, scusa, cos’è che si sente da est?

Nello stesso anno crolla il muro di Berlino.
E questa gente è costretta a prendere una posizione. Nell’89 la prima repubblica non era ancora stata travolta, D’Alema lo racconta: “Eravamo in un canyon, da un parte gli indiani, dall’altra Craxi che ci voleva fare la pelle”. Così hanno cambiato rotta, aiutati dal consenso reale che, in quegli anni, c’era nel paese.

Quel consenso è sparito?
Purtroppo uno dei risultati di questo quindicennio di occasioni perdute è che quel consenso si è logorato. In Italia, alla fine degli anni ottanta, i partiti di sinistra raggiungevano il quaranta per cento. Oggi, se sommi tutto, mettendoci dentro una parte della Dc, arrivano al trenta. Alla fine, esaurite le passioni, le antipatie, penso che l’Italia abbia avuto la sinistra che si meritava. Parliamo di persone che fino a quarant’anni hanno pensato che il comunismo fosse una cosa buona, riformabile, cresciuta in quel tipo di scuola intellettuale. Non è passato un secolo, ma vent’anni, e adesso quelle idee sembrano fantascienza. Alla fine, D’Alema e gli altri, sono stati dei buoni dirigenti, hanno governato il paese negli anni novanta, ma hanno privato l’Italia di una sinistra moderna, sono riusciti a consegnare per due, quasi tre volte il paese a Berlusconi: una situazione che, vista da uno storico, è singolare.

Quello che Luca Ricolfi chiama il ventennio del Cavaliere….
Sì, proiettiamoci in un futuro neanche troppo lontano. Quando uno studioso analizzerà il nostro paese…beh, emergerà l’insipienza di questi (Veltroni e i suoi “compagni di scuola”). Che poi, è vero, Berlusconi interpreta una parte reale, esistente, di italiani. Ma il fatto che possa avere tre opportunità è una cosa pazzesca.

Quello di aprile sarà un bagno di sangue…

Un bagno di sangue no, perché in Italia i blocchi elettorali sono sempre stati abbastanza fissi.

E’ l’ultima chanche per questa classe dirigente post-comunista?

Io penso che se dopo una sconfitta non passeranno la mano qualcuno li andrà a prendere sotto casa col forcone. Non è possibile. Ho sentito D’Alema parlare di strategie di opposizione, è incredibile.

Massimo ha detto che “l’opposizione ci riesce benissimo”…

E’ stata una battuta infelice. A lui andrà bene fare l’opposizione, ma noi ci ritroviamo Berlusconi per la terza volta…Non sono molto speranzoso sul rinnovamento politico, più che di facciata. Nel caso di una sconfitta anche Veltroni dovrà farsi un esame di coscienza. E’ inconcepibile che pensi di perdere per colpa di Prodi, e di vincere per merito suo.

Perché il partito è cosi poco compatto?
Questo è un partito che nel momento del panico, la primavera scorsa, si è affidato a Veltroni, vedremo con quali risultati. Certo ci sono stati molti sconfitti. Nei Ds Fassino e D’Alema, che tacciono perché non possono dire nulla, perché hanno negoziato la loro via d’uscita personale. E i prodiani, come Parisi, Letta, la Bindi, che sono meno disposti a restare tranquilli. Io non sono contrario ai partiti personali: la leadership conta, ma si misura sui risultati, sull’innovazione. E un leader che perde se ne va.

Il Pd non ha una linea unitaria sulla “questione religiosa”. Nel loft convivono, malamente, Odifreddi e la Binetti.
Sulle questioni bioetiche e religiose un partito non deve perseguire una linea compatta a tutti i costi. In Francia, in Inghilterra, puoi seguire la tua coscienza, ed è giusto. La religione non divide i partiti. Ma in Italia, questi temi, sono al centro di una battaglia politica vera. C’è la Chiesa, un agente politico fortissimo. L’errore di Veltroni è pensare di gestire la questione con un’alleanza col centro cattolico. Sarebbe più sano spingere questi problemi sullo sfondo. L’alchimia tattica del patto coi cattolici ti fa perdere le parti laiche del paese, e non credo che Veltroni riuscirà a venirne a capo.

Correre da soli o no? L’alleanza con Di Pietro è una cosa folle….
Sono molto ostile a Di Pietro. Penso che furbescamente abbia cavalcato i temi del giustizialismo. Allearsi con lui fa parte di un progetto elettorale, ma dove sta il coraggio di Veltroni? Come si fa a correre con Di Pietro, un forcaiolo, uno di destra?

Come uscire dal “familismo amorale” che regola i rapporti nel Pd?
Facendo finire la famiglia, quella famiglia, così particolare, che ha avuto una formazione così forte. E’ come una famiglia che ha affrontato la guerra. Si odiano tutti, ma restano legati. Auguro lunghissima vita a Fassino, Veltroni, D’Alema: ma una fine politica è inevitabile.

Chi può sancirla?
La politica, ancora una volta. Fassino e D’Alema si sono arresi mani e piedi a Veltroni, l’ultimo superstite, che a sua volta ha creato un’altra famiglia, quella romana. Vedremo…magari lo scettro passerà a qualche altra famiglia, più piccola, più ridicola. Prima o poi dovranno uscirne. Ognuno ha diritto ai suoi cari, come diceva Andreotti: “Craxi e suoi cari”, che si portò in Cina un aereo pieno di trecento persone e venne sferzato così dal suo ministro degli Esteri durante un’interrogazione parlamentare.

Quella cattiveria politica è morta….
C’è in D’Alema…che umanamente è molto divertente. Io collaborato con lui e Amato alla fondazione Italianieuropei, è stato un bel periodo.

Come hanno preso il tuo “Compagni di scuola”? Nessuna scomunica?
Credo l’abbiano preso male, ma non ne ho mai parlato né con D’Alema né con Veltroni. A Fassino è piaciuto molto. Sono un po’ permalosi, anche se non è un libro sulla loro vita sessuale, ho svolto un ragionamento politico. Il mestiere di leader di partito è difficile, spesso le critiche fanno molto male.

E il ruolo di Prodi?
Lui è veramente stato sconfitto, e potrebbe mettersi l’anima in pace. Non si può combattere sempre fino a ottant’anni, e forse Romano è stanco. Prodi ha svolto un buon lavoro come presidente del Consiglio, nonostante la forte difficoltà a comunicare e le divisioni della sua coalizione. Il prodismo sopravviverà, ma Prodi le sue soddisfazioni le avute e non credo che vorrà rompere ancora le scatole….

E il centrodestra, come sta?
Il centro destra è aiutato dal fatto che la leadership di Berlusconi è molto forte, non minacciata, ma non ha nessun ricambio. Berlusconi non si è comportato da leader, perché non si è mai preoccupato di pensare al futuro. Anche se vivesse novantacinque anni fra qualche tempo bisognerà rifletterci.

Non è una follia che ci si aggrappi all’anagrafe per parlare di rinnovamento?Sì, è una cosa pazzesca. C’è una frase di Gramsci, molto bella: “Il compito di chi dirige è preparare la successione”, Berlusconi non l’ha mai fatto. Ha promesso di comportarsi come Blair, ma chi è il Gordon Brown di Berlusconi? La Brambilla? E’una signora simpatica, non esattamente un leader politico. Credo che dopo il Cavaliere nel centrodestra si scatenerà una guerra per bande. Già adesso ci sono molte correnti. Penso al gruppo di Tremonti, vicino alla Lega, anti-globalizzazione. C’è l’area liberista….Sarà interessante. Il rischio è che Berlusconi vincendo metterà il problema nel cassetto, pensando al Quirinale. Io scommetto che tra qualche anno avremo il Cavaliere presidente della Repubblica e Veltroni a palazzo Chigi. Io emigro in Canada….

A proposito, perché continuiamo a guardare la politica americana con invidia?
Perché c’è una vitalità incredibile, anche a destra nonostante Bush. Sono un po’ abbacchiato perché a me piace molto Hillary Clinton, e per Obama contro McCain sarà dura, lui ha rinnovato l’immagine dei repubblicani, offre qualcosa di diverso dal bushismo. E’ molto laico e liberale sui temi interni, tostissimo in politica estera.

Tornando alle nostre miserie. Beppe Grillo? Tu sei stato molto duro…
Sono stato severo con lui, non mi entusiasma chi si fa forte di elementi giustizialisti: credo ci sia un fondo di inciviltà nell’augurare la morte dell’avversario, non ho mai pensato che “In galera” fosse uno slogan politico. Grillo continua a fare il suo mestiere, forse ha ragione Ricci, Grillo ci sta prendendo in giro tutti: nella nostra situazione di difficoltà, di debolezza politica, abbiamo discusso molto sulle sue proposte, ma probabilmente questa è una delle sue divagazioni situazioniste…Mi spaventa molto di più chi va in piazza a urlare “vaffanculo”. Anche il v-day del 25 aprile. Che senso ha? Il 25 aprile è una cosa seria. La gente è morta per liberare l’Italia dal nazifascismo, non si può confondere quella data con lo spettacolo di un signore che ha tutto il diritto di farci ridere e incazzare: ma il 25 aprile è una data serissima.

Però in giro c’è una frustrazione incredibile.
Ma c’è sempre stata! Bisogna stare attenti nell’uso di internet. Internet non è la verità. Utilizzare la rete con intelligenza è diverso dall’aprire un blog per urlare parolacce, come pazzi che sbraitano fuori dalla finestra. E’ un po’ come il meccanismo che scatta quando giudici: coi finestrini chiusi, puoi dire quello che vuoi e nessuno ti sente. Sul web emergono tante piccole irresponsabilità che creano un gigantesco rumore di fondo.

Perché c’è questo mito del “Beppe cantagliele”, del Travaglio come idolo?
Perché l’Italia è un paese a sfondo qualunquista, e perché la politica fa schifo. Lo sport preferito degli italiani è la lamentela: in questo periodo fenomeni come Grillo e Travaglio, anche se non lasciano nulla, hanno molto spazio. Loro si limitano a fare bene il loro mestiere di mestieranti, ma non bisogna prenderli troppo sul serio. La grande discussione sui contenuti di Grillo non si regge in piedi, in realtà quella discussione, non la vuole nemmeno lui…

Per gentile concessione del mensile
Il Mucchio

Il vicario