«Chiaro che se questa roba qui è un partito, non è che ci possa interessare. Un partito già ce lo abbiamo. Ora vai a capire se è semplicemente una alleanza elettorale. Ecco, questa è una questione sulla quale vogliamo chiarezza». Vuole capirci qualcosa, Ciccio Storace. «Temo che quello che hanno in testa Berlusconi e Veltroni sia solo la prosecuzione della Casta, la prosecuzione di comportamenti irresponsabili di una politica avvezza alle operazioni di potere, pronta ad arraffare tutto», gli spiega Bruno Tabacci. Oliviero Diliberto, invece, ha già deciso: «L’appello di Berlusconi a votare Pdl e Pd la dice lunga sull’oggettiva convergenza che c’è tra il Partito democratico e il Cavaliere. E l’unico vero voto che può impedire domani un governo di largo intese cioè un obbrobrio Berlusconi-Veltroni è votare a sinistra». Eccolo qui, malinconico e felliniano, il circo senza animali. Il circo senza acrobati. Il circo dei nani.
In fondo all’anima La prima tappa della corsa elettorale di Silvio è stata un terremoto: «Bisogna spiegare agli elettori che i voti al di fuori del bipolarismo rappresentato dalle due grandi colonne è pericoloso, sprecato e inutile. Ai cittadini dobbiamo spiegare che non devono sprecare il voto per formazioni che non possono garantire il governo del Paese». Un discorso da prima repubblica, che tira fuori dagli archivi il “voto utile”. Un discorso capace di terrorizzare, quindi, chi della prima repubblica è figlio di letto. Bobo Craxi, per esempio. «Quando sento Giuliano Amato affermare che non c’è bisogno di socialisti, perché il Pd ha già l’anima socialista, gli rispondo che, se pensa a se stesso, lui l’anima l’ha già venduta da tempo». O Mastella, che spiega: «Siamo disponibili al progetto del Ppe, ci intriga, purchè sia un processo che ci veda protagonisti e non un qualcosa che subiamo». Dunque per l’adesione dell’Udeur al listone «ci sono delle difficoltà». E qui Mastella ricorre ai toni un pò minacciosi che è in grado di sfoderare quando qualcuno pensa di metterlo alle corde: «Se uno pensa che esso possa nascere a prescindere da noi, allora noi faremo le Termopili, perchè dobbiamo difendere la nostra dignità». Ma Clemè, a bordo ring, c’è già. Perché Silvio ha alzato la posta, e, sicuro di vincere, punterà sui fedelissimi. Qualche concessione alla Lega, «vogliamo almeno il Pirellone» ha tuonato Calderoni, un biscotto per Casini, una mano tesa a Lamberto Dini.
I nanetti sono furibondi. Hanno boicottato il dialogo sulla legge elettorale, scansato il referendum, ma non hanno fatto i conti col Caw, il Veltrusconi. E adesso corrono impazziti per trovare un posto al sole. Un ministero? Difficile. «Anzichè interrogarsi, Mastella continua a riproporre l’idea aritmetica delle coalizioni, a rilanciarsi come forza di interdizione e a perseguire il potere di condizionamento e di ricatto dell’unità marginale», spiega un colonnello di Alleanza nazionale. Possono Walter e Silvio resistere alla tentazione del «caravanserraglio»? Yes, they can. Anche se il porcellum non è cambiato la politica delle maglie larghe, del caos calmo, nel primo giorno di campagna elettorale sembra finita. Restano due mesi. Sessanta giorni per dimostrare ancora una volta che «un nano è una carogna di sicuro, perchè ha il cuore troppo, troppo vicino al buco del culo».
Il vicario