Correnti serpenti

8 Maggio 2008

Prima notizia: a Roma D’Alema chiama a raccolta una cinquantina di parlamentari. Significa che è nata la prima corrente interna del Pd. Seconda notizia: Veltroni cancella l’ufficio politico del partito, il cosiddetto “caminetto dei notabili”. Significa che Walter vuole continuare a comandare, possibilmente da solo. Terza notizia: l’ingegner De Benedetti scarica il trio Veltroni-Rutelli-Franceschini. Significa che dopo le europee il ticket Bersani-Letta proverà a fare le scarpe a Walter.

Le grandi manovre sono cominciate. E procedono spedite. D’Alema nei giorni scorsi aveva invocato un fronte degli oppositori per preparare una nuova coalizione alternativa al centrodestra, perchè “con l’autosufficienza non si va da nessuna parte”. “Sinistra radicale ma anche Udc”, Massimo non ha preclusioni. Casini e il futuro leader di Rifondazione Paolo Ferrero gongolano. Veltroni invece sostiene che “il problema ora è radicare il Pd, non con chi allearsi” e prepara il suo personalissimo governo ombra, The Walter’s Shadow Cabinet: D’Alema, Parisi e Rutelli hanno deciso di starne fuori. Insomma, Walter rafforza la “macchina” e occupa poltrone decisive, vedi la conferma dei capigruppo Finocchiaro e Soro. Ma le voci contro il “continuismo” del dopo-elezioni si stanno facendo assordanti. 

Nel Pd c’è già chi fa la conta. I veltroniani hanno una salda maggioranza, soprattutto nel nuovo Parlamento. I dalemiani si sono riuniti vicino a piazza Farnese: c’erano Bersani, Latorre, Minniti, Pollastrini, Casson, Ventura e altri ex Ds. E fin qui niente di nuovo. La sorpresa è stata la presenza al convegno di alcuni illustri petali della Marghera, dal ministro Paolo De Castro al neodeputato Francesco Boccia (lettiano doc). Il risultato è la saldatura tra i dalemiani e la componente del Pd che fa capo a Enrico Letta. Veltroni tira dritto, per lui “le correnti fanno parte di vecchie pratiche”. Ma qui c’è qualcosa in più: mezzo Pd è pronto ad appoggiare la seriosa coppia Bersani-Letta. D’Alema farà da sponsor. Per l’artiglieria ci pensa Carlo De Benedetti.

Corazzata Espresso. De Benedetti, patron di “Repubblica”, dopo la sconfitta di Roma ha scaricato il suo protetto Francesco Rutelli. Il direttore Ezio Mauro per ora non si sbilancia: nell’editoriale post-voto ha scritto che “Veltroni ha incassato due sconfitte pesanti, e tuttavia ha varato un vascello che può andare lontano, un partito della sinistra di governo che l’Italia non ha mai avuto”. A menare ci ha pensato Massimo Giannini: “Di questa disfatta – scrive il brillante vicedirettore di “Repubblica” – c’è un padre anche sul piano della dimensione politica nazionale. Quel padre si chiama Walter Veltroni”. E poi c’è l’ultima copertina dell’Espresso. I due ragazzi, W. e Rutelli, non in tandem, ma – malinconici – sulla Vespa di Gregory Peck e Audrey Hepburn.

L’opinionista Edmondo Berselli, che spesso ci prende, ha già benedetto il nuovo ticket Bersani-Letta. Dalle parti dell’Unità invece fanno quadrato intorno a Veltroni: Alfredo Reichlin detta la linea in un editoriale dal titolo “Non si torna indietro”. Dagospia scrive anche che Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, sta muovendo le sue pedine. La superbanca ha perduto la sua sponda politica, tale Romano Prodi. Bazoli starebbe dunque lavorando per individuare un nuovo referente, possibilmente di area cattolica. Ed ecco che per l’establishment finanziario progressista l’alternativa sarebbe semplice: il giovane Letta, nipote del ben più navigato Gianni. Tutti convinti che il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette…